C’è abbastanza freddo stasera, mercoledì 30 dicembre a Catania, di fronte ai Mags, alias Magazzini sonori, dove tra qualche ora si svolgerà il concerto dei tedeschi Don vito, da Lipsia, preceduti dai messinesi Les spritz.
Una volta scesi nel sotterraneo (la “sala concerti” si trova sotto il livello della strada) il freddo è sostituito da un temperatura molto più accettabile (anche troppo a volte) ed una vaga sensazione di claustrofobia…
La strumentazione delle band è SOTTO il palco invero un po’ ristretto del locale, proprio sul pavimento, per una maggiore praticità immagino, per onorare l’attitudine punk e senza compromessi delle band in questione, senza barriere tra se e il pubblico, attitudine che purtroppo, come si vedrà, verrà totalmente fraintesa non dal pubblico, bensì dai gestori dell’edificio che ospitavano il concerto…
Verso le 23.00 la gente comincia ad arrivare nonostante l’onerosa scelta tra questo ed un altro concerto rock che si svolge a poche centinaia di metri da dove ci troviamo. Una situazione che spiace sempre in una città come Catania che è certo grande ma non così tanto da giustificare un tale sovraffollamento di esibizioni nello stesso giorno alternati a periodi di magra, ma questo è un’ altra storia…
Il locale si riempie quel giusto per dare soddisfazione agli artisti e si comincia. Les spritz da Messina, duo chitarra con accordatura ribassata che macina riffettoni in loop e batteria sincopata, ipnotici, la gente apprezza e anch’io. Ci si muove al ritmo del groove che con semplicità e intelligenza la band crea, pochi fronzoli, reminiscenze noise dell’asse Chicago – Catania, i volumi saturi di un concerto che NON è quello dei Negramaro per intenderci, a ribadirlo il chitarrista che in un climax particolarmente coinvolgente aggiusta il tiro del feedback chitarristico dal suo ampli,tutto ok? No. Proprio in questo momento il suddetto gestore chiede di abbassare il volume, così, come se niente fosse, incurante delle persone che avevano pagato e si stavano divertendo, rompendo il ritmo dell’esibizione e, giustamente, i nervi di organizzatori e musicisti (poteva, se proprio doveva fare sta cazzata, aspettare la fine del pezzo) i quali, in un primo momento visibilmente stizziti e sorpresi, decidono comunque di concludere l’esibizione con un altro pezzo, richiesto dalla gente.
L’atmosfera però è cambiata, adesso ci si sente a casa di qualcuno a cui non si è simpatici, anche i Don vito si fanno delle domande, dato che la dinamica della loro musica e del sound che essa produce verrebbe certo danneggiata da un trattamento più “commerciale” dei volumi (viene da chiedere al tizio, ma non li avevi ascoltati prima di dare l’ok?).
In questo clima precario comunque i Don vito non si smentiscono, attivi da una decade, il trio snocciola un noise rock destrutturato ma possente micidiale, il batterista è una macchina, la chitarra fende rasoiate taglienti, il basso, suonato da una donzella, ha la forza d’urto di un trattore. Scomposti eppure precisi, un magma sonico che non concede tregua, si suona così e a questo volume sembrano dire. Mezz’ora e l’esibizione finisce, niente bis, forse non avrebbero digerito i rimproveri della mamma sulla brutta musica che facevano, peccato, io mi sarei scolato un’altra mezz’ora come niente e come me penso molti altri, si risale in superficie, si vaga verso altri locali, si va a bere.
Bel concerto, nonostante tutto, Bel concerto davvero.
Written by Dozu