Sabato 6 febbraio, appena arrivata a Torino, subìto l’aria non tarda a farsi riconoscere, fredda, uggiosa, pungente. Trovo ad accogliermi una tacita accoglienza fatta da alberi imponenti, ora spogli ora popolati da stormi di uccelli, Torino, magica, sempre lei.
Fremo già come una ragazzina quando mi dicono che la sera stessa avrebbero suonato i Plastination, gruppo storico torinese della scena punk,hard core italiana degli anni 90’ e ovviamente si andrà a sentirli, loro, che hanno condiviso palchi con nomi impronunciabili come i Punkreas, Wire, Sex Pistols, Rotten Brain, Aeroplani Cadono,Repubblic Square etc…
Ad ospitarli, dopo due anni di assenza dal palco, non poteva che essere una location unica ed indimenticabile come il Mezscal sqat.
Occupato nel 2006 da un gruppo di persone d’ispirazione anarchica, l’ex ospedale psichiatrico di Collegno, situato all’interno del Parco della Certosa Reale, già da fuori racconta storie di vite vissute senza sconti.
Pareti spesse e logore mi invitano ad entrare con curiosa voglia di lasciarmi avvolgere da tutto quel sentire… e l’inatteso non tarda ad arrivare, a fare da scenografia al concerto, infatti, uno Skate Park, allestito alla meno peggio, ma che abbraccia magistralmente skater che, volteggiando nell’aria, non lasciano spazio ad attimi di distrazione da parte del pubblico.
Salti da urlo si fanno ancora più rumorosi quando finalmente Sdro, leader del gruppo sale sul palco. Lui, enigmatico come sempre, personaggio di spicco nella scena underground di Torino, fondatore del Paso, (storico centro sociale), a oggi non ha mai cambiato niente del suo credo, sempre fedele, sempre coerente.
Accompagnato da Paolo al basso, Christian (ex COV) alla chitarra e Gillo (ex Malibu Stacey) alla batteria, iniziano i versi, quei versi che subito si fanno eco.
Voce ed espressione sul volto di Sdro, sembrano voler ringraziare gli spettatori, ancora lì, numerosamente scalpitanti ed eccitati come sempre.
Compiaciuto e sicuro di se, con movenze decise, coinvolge tutti, nessuno escluso. Quando testi come “il sigillo” vengono intonati, percepisco come un ondata emozionale sprigionarsi dal basso fino a toccare i tetti alti di questa sala stregata.
“Ho chiuso il plico! con dentro le idee! che di spazzatura
fanno montagna
in una cassa di ferro
in fondo all’abisso
che nella mia mente
aleggia infito.”
Il target è vario ma l’essenza comune, padrona di un passato che non si lascia dimenticare, un passato che vibra ancora nelle onde del presente.
Perché: “Devi farti male
per sentire il sapore! avere la forza per il tuo bene! ma sarà esatto
questo tuo calcolo
questa tua corsa
senza più freni?”.
Così, come recitano le parole di “Nulla può bastare”, allo stesso modo, tra note incazzate, volteggi che incantano e fan che pogano, non posso che dirmi sorpresa e piacevolmente catturata da parole stridenti e sfuggenti.
Grazie ragazzi.
Written by Aldonza